1915: L'Italia entra in guerra

Nel corso dell'anno entrarono in guerra l'Italia a fianco degli Alleati e la Bulgaria a fianco degli Imperi centrali. L'orientamento dell'opinione pubblica italiana verso la guerra contro l'Austria indusse questa, nel gennaio 1915, a intavolare nuove trattative che non condussero a positivi risultati per l'esiguità dei compensi territoriali offerti. L'Italia iniziò a metà febbraio trattative segrete con le potenze dell'Intesa, che si conclusero con la firma del patto di Londra (26 aprile), e di fronte all'evidente interesse dell'Austria di dilazionare i negoziati, denunciò il trattato della Triplice alleanza (3 maggio).

Nonostante la presenza nel paese di un forte schieramento neutralista, che andava da Giolitti ai cattolici, l'Italia il 23 maggio (con effetto dal 24) dichiarò guerra all'Austria-Ungheria (ma non alla Germania; la dichiarazione di guerra alla Germania si ebbe soltanto il 27 agosto 1916). L'alleanza della Bulgaria con gli Imperi centrali (decisa nel settembre e divenuta effettiva il 5 ottobre con la dichiarazione di guerra alla Serbia) compromise la situazione degli Alleati nei Balcani; negli ultimi mesi dell'anno si ebbe così il crollo della Serbia, attaccata da due lati dai Bulgari e dagli Imperi centrali (ottobre- novembre).

I due avvenimenti si inquadravano nell'insieme dei problemi della strategia mediterranea. Alcuni uomini politici inglesi (tra cui Churchill) speravano infatti che si potessero ottenere risultati decisivi nel Mediterraneo. Ma la spedizione dei Dardanelli si risolse in uno scacco. A loro volta i Turchi non riuscirono però a minacciare il canale di Suez (febbraio). Nonostante la presenza (dall'ottobre) di un corpo di spedizione anglo-francese inviato a Salonicco per alleggerire la pressione sulla Serbia, la Grecia restò divisa, poiché, mentre Venizelos e i suoi seguaci erano pronti ad aiutare gli Alleati, il re Costantino, cognato dell'imperatore Guglielmo II, simpatizzava per la Germania e rifiutava d'intervenire. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l'affondamento del transatlantico Lusitania per opera d'un sommergibile tedesco (7 maggio), in cui perirono anche 140 cittadini americani, suscitò una grande emozione, ma non modificò per il momento la politica degli Stati Uniti. Anche per quanto riguarda i prestiti accordati agli Alleati, le particolari condizioni di favore fatte dagli Americani a partire dal settembre furono dovute soprattutto alla preoccupazione americana di conservare larghe possibilità di esportazione ai propri prodotti.